Scritti di Eugenio Corti – L’anima di Stefano

La sua anima abbandonò il corpo. Come quando bambino, nel cortile della Nomanella, poggiati per gioco mani e ventre su una stanga del carro Stefano spingeva le gambe in alto e la testa in giù per vedere il mondo capovolto, così ora intorno a lui si produsse un grande capovolgimento.

Nello stesso istante a Nomana – a tremila chilometri di distanza – un ticchettio su un vetro della camera da letto destò la mamm Lusìa, che lanciò un grido: << Stefano è morto! Oh, povera me, povera me, povera me. >>